Condannato a 45 anni di carcere il mostro di Grbavica

Veselin Vlahovic

Sono 45 gli anni inflitti dalla corte di giustizia di Sarajevo a Veselin Vlahovic, 44enne ed ex comandante paramilitare ritenuto responsabile di crimini di guerra durante il conflitto in Bosnia del 1992-1995. Più di 60 i capi d’imputazione riconosciuti nel giudizio del tribunale, che è stato espresso venerdì 29 marzo: tra questi, omicidio, torture e stupro nei confronti di musulmani bosniaci e civili croati.
Per la brutalità con cui sono stati commessi i reati, avvenuti nei tre distretti di Sarajevo sottoposti alla gestione delle forze serbe fra il maggio e luglio del 1992, Grbavica, Kovacici e Vraca, all’ex boxer è stato attribuito l’appellativo di mostro.

SINONIMO DEL MALE. Nella sua arringa, il pubblico ministero Behaija Krnjic ha enunciato i crimini efferati del montenegrino: 31 persone assassinate, 14 rapite, 13 donne violentate. Soprannominato Batko (zio) Vlahovic, uccideva le sue vittime in aree periferiche e nascoste, a volte selezionandole al momento, impulsivamente. Tra queste, ricorda il presidente della corte Zoran Bozic, vi erano ‹‹Haris Muderizovic e Goran Cengic, che hanno perso la vita nel tentativo di proteggere i propri vicini››. Molti residenti della località di Grbavica, minacciati e terrorizzati, furono costretti a versare somme di denaro per garantire a propria incolumità. ‹‹Le persone che non potevano pagare venivano condotte sulla collina Trebevic e sparate alla testa››, ha aggiunto.

Secondo il verdetto, l’efferatezza dei soprusi permette di considerare il nome di Vlahovic come un sinonimo del male. Emblematico in questo senso fu l’atroce crimine sessuale commesso ai danni di una donna in cinta al settimo mese: come spiega Boziz, ‹‹Vlahovic le contorse il braccio mentre teneva stretta sua figlia minorenne, e la stuprò››. O ancora, esplicativa fu la vicenda del giugno 1992, quando 13 membri della famiglia Pecar furono costretti ad abbandonare la propria casa e alcuni di essi a correre su un campo minato.

IL CONTESTO DELLA GUERRA. Vlahovic, che prima delle ostilità lavorava come buttafuori presso uno dei club più popolari di Sarajevo, durante il conflitto operò con la formazione degli Angeli Bianchi, un gruppo paramilitare affiliato alle truppe serbo-bosniache che combatterono, con il sostegno dell’esercito federale jugoslavo, nella guerra civile del 1992-1995.

In seguito all’ottenimento dell’indipendenza di Slovenia e Croazia, riconosciute nel gennaio del 1992 dalla comunità internazionale, fu indetto un referendum in Bosnia: mentre le comunità musulmana e croata votarono a favore della secessione per liberarsi dal controllo jugoslavo di Belgrado, i serbo-bosniaci vi si opposero, dichiarando l’istituzione della Repubblica Srpska (Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina). I sanguinosi scontri che seguirono fra i diversi gruppi etnici e le loro istanze raggiunse il culmine con la pulizia etnica realizzata dalle forze serbo-bosniache, che avevano intanto occupato il 70% del territorio della Bosnia: perpetrata ai danni delle comunità non serbe, centinaia di migliaia di civili furono cacciati dalle proprie case, altre migliaia furono uccisi. Gli inadeguati tentativi di imporre un cessate il fuoco o di negoziare la chiusura delle ostilità da parte della Comunità Europea e delle Nazioni Unite finì per accrescere la drammaticità della situazione, dal momento che si stava aprendo un nuovo fronte nel conflitto: musulmani e croati, prima alleati contro le forze serbe di Radovan Karadzic, iniziarono a combattere tra loro.

Il conflitto terminò con gli accordi di pace di Dayton, stipulati nel 1995 attraverso la mediazione degli Stati Uniti e firmati dal Presidente bosniaco musulmano Alija Izetbegovic, dal presidente croato Franjo Tudjman e dal presidente serbo Slobodan Milosevic. In base ad essi, il 51% del territorio fu sottoposto all’amministrazione di una Federazione croato-musulmana, mentre il restante 49% fu attribuito alla Repubblica Srpska. La guerra del 1992-1995 mieté più di 100.000 vittime.

IL SIGNORE DELLA MORTE. Così lo hanno spesso definito le sue vittime, ricordandolo come un uomo feroce e spietato. Un parere condiviso anche da un ex soldato serbo di Grbavica, Bozidar Debelonogic, che nel suo libro “Balija”, ne descrive alcune violente abitudini: ‹‹a Batko piaceva guidare le macchine e uccidere musulmani. Gli piaceva anche picchiarli, ma solo davanti ad altre persone, in modo da mostrare le sue tecniche e le sue capacità nella boxe››. ‹‹Torturava e uccideva musulmani, ma ogni volta in modo differente. Conduceva esperimenti fisici e mentali››.

Latitante in Spagna e ricercato per una rapina commessa in Montenegro, Vlahovic è stato catturato ed estradato nel 2010. Dovrà ora scontare con il carcere i numerosi crimini commessi.

Fonte MediaXPress

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